lunedì 16 gennaio 2012

Qui e ora.


Qualunque persona abbia un minimo di familiarità col mondo del teatro avrà dovuto fare i conti con le suddette parole.
Quando sei in scena, devi vivere il momento, ricreare l'emozione in cui devi essere immerso e lasciare tutto il resto fuori.
Quaranta secondi dopo dovrai catapultarti dietro le quinte, toglierti gli ingombranti vestiti che hai addosso per indossare un altro complesso costume e fiondarti in scena dopo pochissimo tempo? Quisquiglie.
Questioni personali di vita o di morte non possono essere ricordate una volta saliti sulle assi del palcoscenico.

Questa volta però ho esagerato e sono arrivato addirittura a basare su questo principio anche la mia vita "vera". Quella fuori dal teatro, che per me in realtà non ha così tante emozioni come la vita teatrale, anzi.
Quotidianamente, da un po' di tempo a questa parte, mi sono reso conto che mi concentro solo sul momento, vivo alla giornata, filosofia che mi ha sempre affascinato ma che non ho mai sposato veramente, se non appena in superficie. Quando compievo scelte mi piaceva programmare tutto, pensare a possibili sviluppi o benefii futuri, oppure venivo influenzato da nostalgie o ferite vissute in precedenza.
Qualche mese fa non l'avrei nemmeno immaginato, ma per me ora non esiste un ieri o un domani, ma solo un oggi che spero riesca a regalarmi più vita possibile, serena o dolorosa che sia.

martedì 3 gennaio 2012

A New Life

Non so come può suonare a una persona esterna, ma intraprendere un percorso come un'accademia teatrale di 3 anni ti cambia la vita.
Non solo sotto il profilo artistico, ma anche nel modo di pensare, nel modo di relazionarsi agli altri, in come vedo me stesso e in quello che desidero.
È strano, ma quasi non mi riconosco più: non sono più quello che ero un anno fa e, a dire la verità, faccio fatica a vedere molte similitudini anche col me stesso di 3 mesi fa.
Non ritengo che questa esperienza mi stia snaturando, ma è come se una versione alternativa stesse emergendo in superficie, comunque coerente con i pensieri e i principi che ho sempre avuto.
Ma diretto verso orizzonti che mi sarei mai aspettato, e questo mi spiazza.
Dicono che la vita sia in realtà l'insieme di tutti quegli eventi inaspettati che capitano in mezzo a quello che avevamo programmato... bè, ora lo capisco.

Faccio fatica a spiegare alle persone esterne al mondo del teatro tutti questi (tanti) cambiamenti, vissuti soprattutto nelle ultime settimane, come a voler chiudere un capitolo in concomitanza con la fine dell'anno. Non sono mai stato uno da "bilancio di fine anno", ma questa volta è successo quasi naturalmente.
Più volte mi è passato per la mente il paragone coi reduci del Vietnam che fanno fatica a reintegrarsi nella società e si trovano a loro agio solo coi propri simili, oppure gli hobbit che di ritorno da Mordor sorseggiano comodamente burrobirra nella loro taverna di Hobbiville consapevoli che le persone attorno a loro non potrebbero mai comprendere quello che hanno vissuto.
Non mi sento completamente straniato dal mondo, però ho bisogno di qualche appiglio al mio universo teatrale per non sentirmi un alieno.