domenica 25 marzo 2012

Being Alive

"Company".
Stephen Sondheim, autore che detestodio, ma sulla lunga distanza sotto quella patina di disprezzo scopro sempre una scintilla che me lo rende un po' più interessante delle aspettative iniziali.
Un musical sconvolgente, nel senso che sul piano personale mi ha rivoltato come un calzino, più di quanto riuscirà mai a fare qualunque altro spettacolo. O almeno credo. Spero.
Perchè ciò che sono stati gli ultimi 6 mesi mi ha cambiato profondamente, così uguale ma così diverso all'idea di Carlo Alberto che avevo.
Una sorta di Carlo Alberto 2 .0.

Ho pensato e modificato alcune mie opinioni su me stesso, sull'amicizia, sulle relazioni di coppia.
Mi sono immerso, settimana dopo settimana, in un musical che sembra composto esclusivamente da canzoni e dialoghi che, in prima o in terza persona, parlavano a me.
Sarà dura dimenticare le numerose riletture del copione che mi sono fatto, al di fuori delle motivazioni strettamente artistiche, per scoprire cosa volevano spiegarmi della mia vita.
I confronti con i compagni di viaggio, i sorrisi, le crisi, gli abbracci, il sudore e le prove fino a tarda notte.
Ma di sicuro non mi mancherà il mio personaggio, Larry. Inizialmente lo trovavo un personaggio un po' debole, con poco da dire; invece, col tempo, come mi è sempre successo, i personaggi che mi sembrano meno interessanti sono quelli a cui mi affeziono di più. Non mi mancherà perché sotto quel trucco e quei capelli bianchi (che mi sono valsi diversi "Ma cosa ci faceva quel signore in classe con voi?" e "Perché tu non c'eri nello spettacolo?") in lui c'è un bel po' di me, e soprattutto dopo questa esperienza conserverò alcune cose che lui mi ha insegnato.
Dice poco, rimane in disparte senza immischiarsi troppo, ha un'indole buona per cui spesso , ma tutto quello che fa lo accetta consapevolmente e capisce molto di più di quanto le persone attorno a lui credano.
Bello il teatro, bello vivere altre vite, bello diventare altre persone.
Continuo a pensare di essere dall'altra parte dello specchio, con il mondo reale che è solo il riflesso del palcoscenico.

"La vedi? Ogni giorno Joanne mi mette alla prova per vedere se la lascio. Due volte all'anno mia moglie fa le valigie così che io le chieda di restare. Mia madre era una donna insopportabile... e il mio vecchio l'ha lasciata... e se n'è pentito fino al giorno che è morto. E ora io, hey, sto con una pupa follemente vanitosa e senza un briciolo di autostima. Ho una moglie che ancora fatica a credere di aver trovato un uomo che lei riesce ad affascinare ogni giorno. E a differenza di mio padre, io sono un uomo felice. Lei non si comporta così quando tu non ci sei, Robert. Dovresti conoscere la vera Joanne, un giorno. È una donna davvero straordinaria. Anzi, Robert, se mai dovessi sposarti, fai in modo di trovare una come Joanne."

sabato 17 marzo 2012

Scent of the Night 2012

Una settimana fa mi sono ritrovato catapultato sul palco dell'Europauditorium, per cantaballare qualche brano da musical, come esibizioni d'intermezzo durante una cerimonia di premiazione dei migliori profumi dell'anno. Io, a un evento sul -profumo-. Mah.
Comunque, l'Europauditorium è il teatro più grande della mia città, uno di quelli in cui ho visto più spettacoli e tra i meglio attrezzati dal punto di vista scenografico/audio/luci.
Quindi l'entusiasmo era alto.
Inoltre, ho potuto condividere la giornata con persone importanti che mi stanno accompagnando in questa lunga traversata accademica, in grado di trasformare un pomeriggio di luuuunghe prove e preparativi in una manciata di ore ricche di sorrisi, abbracci e chiacchiere.
E poi, il motivo per cui siamo lì a far vedere cosa siamo in grado di fare, non è una soddisfazione minore...
"The Rhytm of Life" fatto nell'atrio, irrompendo vestiti da hippie in mezzo a una folla di signori impettiti, intenti a sorseggiare champagne e degustare tartine.
"Season of Love", dietro un sipario rosso che si dischiude, mentre dei fari a cascata ti illuminano dall'alto proprio come nell'introduzione del film di Rent.
"Nothing Like a Dame" fatta minchioneggiando come reclute alle prese con corsette, flessioni, addominali e ragazze in bikini.
"Somebody to Love" in versione Glee, con coretto da bassibaritoni ripetuto in loop durante i ringraziamenti finali.
Il tutto con un impianto visivo davvero fantastico, tra fari, megaschermi ed effetti speciali vari. E stare dietro le quinte a guardare i miei compagni esibirsi sul palco da uno schermo, con riprese televisive che li fa comparire proprio come i professionisti che ho ammirato per tutta la vita, e immaginare che probabilmente mentre io ero là sopra era lo stesso anche per me... Boh, mi ha dato l'impressione di aver salito qualche gradino in più verso il mio sogno.

Intanto settimana prossima vado in scena con "Company". Sondheim. Una sfida. Forse la più grossa affrontata finora, per diversi motivi. Ma sto cominciando ad essere fiducioso.

domenica 4 marzo 2012

Capelli, birilli e un libro

Credo proprio che comincerò a misurare l'intensità della mia vita dalla lunghezza dei miei capelli. Ora come ora ho in testa un cespuglio di rovi privo di forma. I miei barbieri mi hanno detto tutti che ho dei capelli come filo spinato, nessun gel o crema devolumizzante riesce a tenerli a bada, e 2-3 ore dopo averli lavati cominciano già ad andare ognuno in una direzione diversa.
Li ho sempre tenuti abbastanza corti, ma da quando ho cominciato l'accademia me li sto facendo un po' crescere così che siano acconciabili, peccato che il confine con lo spettinamento apocalittico sia molto sottile.
Se avessi tempo farei periodicamente una sosta ai box per aggiustarli, ma la vita si sta risucchiando ogni attimo di tempo libero che avevo. E dato che non ho ancora trovato barbieri che aprono alle 6 di mattina, oppure che rimangono aperti dopo le 10 di sera, inizia ad essere un'impresa trovare il modo di farmi lo scalpo.

Credo proprio di essere un inconsapevole campione di bowling.
Qualche giorno fa ho perso la mia verginità bowlingesca (no, nessun giochino strano con un birillo, semplicemente la prima partita che io abbia mai fatto) e ho scoperto di essere pure abbastanza bravo. Soprattutto per una prima partita, ho fatto strike, spare, e altri bei tiri con nomi strani che sembra siano proprio da figo. Poi ho rovinato tutto per fare il minchione, ma con un po' d'impegno potrebbe essere la mia vera strada. Altro che il musical theatre, tzè!
D'altronde, anni e anni di pratica con Wii Bowling e di studio di Homer Simpson, Fred Flinstones e il Drugo, sono serviti a qualcosa.
Se non mi dovesse andare bene neanche il bowling, al massimo ho sempre Dance Dance Revolution.

Credo proprio che scriverò un libro.
È una cosa che ripeto da qualche mese, quasi per scherzo. Lo alterno con "scriverò un telefilm", ma in effetti una sceneggiatura seriale richiede troppo tempo, e senza telecamere, set e un cast di attori bellocci non sarebbe mai un'opera compiuta. Invece un libro me lo scrivo da solo sui fogli bianchi di Microsoft Word, poi sta lì. Non è detto che dovrà per forza essere pubblicato, ma di sicuro dovrà esistere, perchè gli ultimi mesi della mia vita sono stati qualcosa che neanche le menti degli autori più fantasiosi potrebbero partorire.
Inizialmente era quasi un tormentone per autoderidere le assurde situazioni in cui riesco ad infilarmi, ma il livello raggiunto mi ha spinto a convincermi che un'odissea tale non può rimanere racchiusa solamente nella mia mente e nei ricordi.
Gli scrittori ricordano tutto, Paul. Specie quello che fa male. Spoglia uno scrittore, indicagli le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ognuna, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l'unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice. [Stephen King, Misery]