domenica 20 maggio 2012

Terrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrremoto

Ore 4 di notte.
Sto tranquillamente affrontando un paio di gangster italo-americani assieme a She Hulk e Iron Man, quando sento tremare il mondo attorno a me.
Scartata l'ipotesi che i giochini di Facebook avessero implementato una stupefacente funzione rumble, entro in modalità terremoto: infilata una felpa, via giù per le scale, ancora in pantaloncini corti.


Con in mente le immagini dei terremoti ben più forti che ci sono stati negli ultimi anni, la mia mente è attraversata da un momento di riflessione su come ho trascorso l'ultima sera della mia vita, nel caso venissi risucchiato al centro della Terra: una passeggiata tra gli zombie, mi sono perso in un labirinto degli specchi, ho fatto capriole dentro una bolla di plastica trasparente, ho inseguito un cane buffo per farci una foto assieme, abbuffata da fame chimica da Pollacci.
Mh, direi che non c'è male, posso dire di non aver sprecato le ultime ore della mia esistenza.Fortunatamente il cataclisma non sarà nulla di così catastrofico, ma sul momento non si sa mai.

Nel piazzale del condominio si è già radunata una dozzina di persone, chi vestito di tutto punto, chi in pigiama, chi avvolto in una coperta.
E qui salta fuori, come in ogni situazione di aggregazione sociale, la mia scarsa tolleranza del genere umano.
Lo zoo prevede esemplari di varie razze.
I veggenti che "infatti prima di andare a letto avevo avvertito un leggero dolore dietro al ginocchio, vorrà dire qualcosa", "eh, non riuscivo ad addormentarmi perchè avevo un very bad feeling about this".
I grandi saggi, che "eh, i Maya avevano previsto una sfiga X per il 20 maggio 2012", "domani a Tokyo c'è un eclissi solare, non sarà una coincidenza"
Gli entomologi, che "i cani non abbaiano, vuol dire che possiamo star tranquilli che loro lo sentono il pericolo", "gli uccelini hanno già ripreso a cantare, è tutto a posto. Allertiamo la Protezione Civile, possono smettere di consultarsi con i sismologi, i passerotti hanno sentenziato."
E poi il mio preferito: il tizio che ha visto troppe volte Deep impact e che salta in macchina per uscire immediatamente dalla città. Me lo immagino scappare da un crepaccio che si apre dietro di lui sfrecciante sull'autostrada, mentre piovono lingue di fuoco e Micheal Bay sogghigna compiaciuto.

In tutto ciò, mi porterò dietro l'immagine di una bimbetto trascinata a forza dai suoi genitori fuori di casa, che teneva per la mano il suo coniglietto di peluche, tratto eroicamente in salvo dalla calamità naturale. Almeno qualcuno di ragionevole, che ha le giuste priorità, ancora c'è al mondo.

lunedì 14 maggio 2012

Happiness is a choice

Da sempre mi sento chiedere "Come fai a essere sempre così felice?", "Mi spieghi come cavolo fai a vedere il bicchiere mezzo pieno ogni volta?", "Come riesci a essere così rilassato in ogni situazione?".
Bene, tenetevi stretti, perché ora vi svelerò il trucco.

Basta volerlo.

Sì, non è una sparata esistenzialista, o una perla di saggezza da libro di Fabio Volo, o da addestramento del Maestro Yoda. È così.
Evidentemente nella formazione della mia filosofia di vita sono stati particolarmente influenti Maestri come Baloo, Dodger, Pumbaa e Pippo; se odiate la mia ossessiva positività, prendetevela un po' anche con loro.

In campo professionale sto studiando/lavorando per fare ciò che più mi piace, e questo ha riflessi positivi sulla mia vita privata.
Nella mia vita privata cerco di essere il più sereno possibile, e questo ha riflessi positivi sulla mia vita professionale.
Cerco di fare quello che mi rende felice e per quanto possibile evito quanto mi spegne l'entusiasmo.
Provo a passare il tempo con le persone a cui voglio bene e prendo le distanze da chi mi irrita.
Se qualcuno cerca di stuzzicarmi in ogni modo, me ne sto alla larga e mi guardo bene dal considerarlo per dargli soddisfazioni.
Sogno, e finché è possibile non mi sveglio.
Esploro, invento, fuggo dalla routine.
Punto una lente d'ingrandimento sugli aspettivi positivi delle cose, degli eventi e delle persone, mettendo in secondo piano gli aspetti negativi.
Sorrido, e provo per quanto mi sia possibile a far sorridere gli altri.
A volte nel provare a far star meglio gli altri remo contro il mio benessere, ma alla mattina quando mi guardo alla specchio posso essere fiero di me.
Se qualcuno mi urla contro, stacco il cervello. Evidentemente non sono cose sensate, se per trasmetterle deve urlarmele. E a maggior ragione evito di controbattere, dando il via a una spirale di decibel.
E poi sorrido, perché confido che alla fine il quadro generale assuma le forme e i colori migliori, se uno vi si pone con l'atteggiamento giusto. Anche se magari non sono le forme e i colori che uno inseguiva, nè si aspettava.

So di apparire come l'allegro folletto dei boschi, ma questo non vuol dire che non ho i miei momenti di instabilità, di crisi, gli squali che cercano di addentarmi le caviglie e le cavolate sul mio conto che vengo a sapere, finalizzate a smontarmi.
Semplicemente non ci presto attenzione, vi assicuro che la vita è molto migliore così.

Tutta questa mia positività/felicità/ottimismo vi infastidisce?
Oh, mettetevi pure in fila.

sabato 5 maggio 2012

Visioni sfumate

Un attore può avere come ambizione principale quella di avere tanti occhi puntati addosso, sonori applausi e pacche sulla spalla a fine spettacolo, oppure un lavoro assicurato e un portafoglio che non soffre mai di anoressia.
Per quanto mi riguarda, la mia soddisfazione principale è sentire.
Sentire di comunicare qualcosa alla platea che ho davanti.
Sentire di essere entrato a far parte di un altro mondo, assieme a un gruppo che mi trasporta in un'altra realtà.
Sentire di avere un personaggio dentro che mi manovra, e dal quale decido di lasciarmi trasportare.
Sentire emozioni forti, che appartengono a lui, non a me, ma per un breve lasso di tempo me le presta.

Da questo punto di vista ieri ho sperimentato un viaggio meraviglioso, una delle più belle esperienze che mi siano capitate nei miei studi: il dolore più grande che un uomo possa mai provare, riversato nel mio corpo per qualche minuto.
La rabbia, l'impotenza, la morte di un figlio, il rimorso.
Una sensazione orribile, straziante, in grado di lacerarti dentro.
La vita, in una delle sue manifestazioni più intense, che riesce ad attraversarmi e ad avvolgermi.
Un orgasmo teatrale.
E in tutto ciò, grazie al cielo sono sufficienti due passi indietro e un bel respiro, per trasformare ogni sofferenza in un ricordo, senza conseguenze o cicatrici.

Non c'è nulla da fare, il mondo teatrale continua a battere il mondo reale.