martedì 28 maggio 2013

Entusiasmo 1.01

Capita a tutti di avere una passione.
No, aspettate, non è vero.
Una -passione- da definizione è qualcosa di più potente e duraturo di un semplice sentimento, se la intendiamo nei confronti di una persona, perciò per quanto riguarda un'attività è ben di più di un hobby, un passatempo o un lavoro.
È un fuoco che ci brucia dentro, qualcosa per cui siamo disposti a fare grandi sacrifici.

Una passione dev'essere innanzitutto qualcosa di piacevole, che si fa volentieri... ecco, paragoniamola a una giornata in un parco divertimenti.
Attrazioni che fanno sprigionare adrenalina, punti ristoro di scarsa qualità, mascotte vestite in modo improbabile... sì, quel mondo lì.
Se vado in un parco di divertimento cerco di godermi ogni singolo momento dell'esperienza.
Esploro ogni anfratto e passo il tempo assieme ai miei compagni di giornata.
Non inizio a sbuffare a metà pomeriggio con il desiderio di uscire, ci rimango dentro fino all'orario di chiusura, devono cacciarmi a pedate dal cancello.
Se oltre agli spazi accessibili a tutto il pubblico, mi offrono in più la possibilità di vedere un'altra zona con ulteriori attrazioni, mi ci fiondo, non mi accontento dello stretto indispensabile.
Se ho la possibilità di scoprire come funziona qualcosa di straordinario, il "trucco dietro la magia", la mia curiosità vuole sapere tutto.
Non passo la giornata a leggere un libro, a messaggiare al cellulare, o ad organizzare qualcosa di "abituale" per i giorni successivi.
Ringrazio con un sorriso tutti gli addetti ai lavori cercando di ricambiare quella felicità che mi stanno donando.

Se questo non avviene, non è una -vera- passione.

giovedì 2 maggio 2013

Coriandoli

Quando una settimana di vita è intensa, nel bene o nel male, è d'obbligo celebrarla.

Ho finito gli esami in accademia. Alla faccia de "gli esami non finiscono mai", questa pratica è archiviata per un bel po', in coda al termine delle lezioni.
Uoah, direi che non seguirò mai più un ciclo di lezioni regolari così a lungo termine, quindi ora la voce -studente- sulla mia carta d'identità diventa falsa, almeno quanto -segni particolari: nessuno- .

Ho trovato un mio equilibrio nell'approccio al mondo. C'è chi mi ritiene un pazzo scatenato che vuole costantemente sfidare l'autorità, e invece chi mi vede come un bravo ragazzo che sta sempre al suo posto. Credo di aver capito quale sia quella linea su cui fare il funambolo, al confine tra il rispetto delle regole e l'uscire dagli schemi.
Forse scontenterà chi mi vuole in un modo o chi nell'altro, ma soddisfa me.

Ho fatto il mio showcase di fine accademia, un one-man-show suddiviso tra canto, recitazione e danza.
Nonostante gli ormai 10 anni di teatro alle spalle, il brivido di gestire per la prima volta la scena da solo per mezz'ora, un brividino me l'ha messo.
E sono soddisfatto, mi sono divertito, ho divertito, ho improvvisato e ho anche raggiunto risultati tecnici per i quali mi do' volentieri un paio di pacche sulla spalla.

Sono stato coinvolto negli showcase di diversi miei compagni (otto!), ottenendo il primato di prezzemolino dell'anno. E posso dirlo fieramente: non per duetti o per meriti artistici, ma sempre per comparsate da minchione. Chi per amicizia, chi per spirito di clownerie, fatto sta che ho potuto anche soddisfare un paio di miei desideri e scombinare le carte su un tavolo abbastanza stretto.

Ho ottenuto una valanga di commenti positivi. Da compagni di classe, che mi hanno travolto con uno tsunami d'affetto e di entusiasmo. Da professori che mi hanno sempre motivato e che adesso hanno fatto apprezzamenti anche su alcuni aspetti del mio stare in scena che non pensavo avrebbero mai approvato. E da professori che finora avevano avuto giudizi abbastanza severi su di me, mi hanno spronato pretendendo tanto da me, e che alla fine del percorso si sono congratulati con me per diversi traguardi tecnici. Addirittura per la danza, oibò.
Credo di aver finito alla grande, meglio di quanto mi sarei mai aspettato tre anni fa quando ho cominciato questa accademia.

Mi sono guardato indietro. Ho riflettuto su un bel po' di eventi affrontati e scelte compiute e mi sono detto fiero per ciò che sono diventato. Non che solitamente abbia problemi di autostima, ma in questo periodo in particolare mi guardo allo specchio e sorrido a me stesso.
Per citare il Grande Poeta Pezzali "fatti i complimenti, ma quando te li meriti, dai che lo sai."
E per premiare me stesso, ho salutato definitivamente alcune persone che mi hanno fatto più male che bene; è inutile tentare di piacere a tutti, meglio abbandonare sulla via le tagliole che rallentano il cammino.
Mi sono imbattuto in un paio di progetti per il futuro post-accademico decisamente interessanti.
Ho tante mie idee che bollono in pentola, ora qualcuno mi vuole coinvolgere anche nelle sue idee... Sono ancora tanto focalizzato sui 3 spettacoli che dovremo preparare nei prossimi 3 mesi, ma fa piacere sapere che c'è qualche meta appassionante al di là dell'orizzonte.

Ho iniziato a provare 'Into the Woods', uno dei musical che concluderà il mio percorso triennale in accademia.
Ne parlo come "probabilmente il miglior spettacolo che farò in vita mia".
Mi affascina.
Ho un personaggio che rappresenta idealmente ciò che voglio diventare.
È immerso in un universo narrativo che mi incanta e che ritengo si meriti un trattamento più approfondito di quanto si faccia di solito.
Visivamente sarà qualcosa di straordinario.
Ha una morale di fondo a cui tengo particolarmente e che sento molto mia.
Ogni singola prova, ogni singolo momento di lavoro su questo spettacolo, provo un legame strano con esso.
Non vedo l'ora di andare in scena, ma allo stesso tempo vorrei che la fase di costruzione ed esplorazione delle singole scene durasse in eterno.

Non voglio fermarmi mai.