venerdì 29 agosto 2014

Il Funambolo - Season 1

Se questo blog si chiama Il Funambolo è perché a un certo punto della mia vita ho accantonato tutti i "piani B", le reti di salvataggio che stavo stendendo sotto di me, e ho deciso di dedicarmi anima e corpo alla carriera di artista, vivere di teatro senza alcuna certezza se non quei 2 metri di fune (instabile) davanti a me. 
Ma in realtà finché era solo un'attività part-time, o una materia di studio che occupava le mie giornate non c'era un vero rischio. Quindi gli ultimi anni sono stati solo una "scuola da funambolo", la vera vita da Funambolo è iniziata quando ho finito l'accademia e mi sono ritrovato immerso in un enorme foglio bianco con tanti progetti in mente da realizzare.

Ripenso all'anno appena trascorso ed è tempo di bilanci, prima di cominciare una ideale "seconda stagione".
Quando l'estate passata credevo di vagare nell'incertezza, mi sono ritrovato ancor prima di rendermi conto di aver finito l'accademia nel cast di Scooby-Doo e il Mistero della Piramide: in giro con un musical che ha toccato i principali teatri italiani, assieme a un gruppo con cui ci siamo divertiti un sacco e abbiamo fatto crescere uno spettacolo, nonostante tutte le difficoltà organizzative.
Non credevo di arrivare a una grossa produzione così presto, e invece eccomi a vivere un mese a San Marino per montare lo spettacolo e a girare per l'Italia toccando anche città che non avevo mai visitato prima.
Inoltre ho avuto l'occasione di mettere in scena il primo spettacolo scritto, diretto e prodotto da me, un adattamento del Piccolo Principe che forse hanno già fatto in tanti, ma con cui aveva un senso che io cominciassi la mia avventura teatrale, cercando di dargli un tocco personale diverso dagli altri. Avrei voluto fare tutto con calma, ma mi è stata richiesta una replica inaspettata e allora -via!- a mettere in piedi tutto in 2 mesi (uno dei quali a distanza, coi fili da burattinaio che orchestravano tutto da San Marino) e con la malinconia di non aver potuto assistere alla Prima del mio primo spettacolo a causa della tournée di Scooby concomitante. Ma è andato benissimo e sono soddisfatto.

Mentre ero coinvolto in questo turbine di novità è arrivato anche il progetto Badcomics.it, sito d'informazione fumettistica nato con l'obiettivo di dimostrare che anche in Italia possiamo trattare il settore dei fumetti con lo stesso approccio professionale che si è ormai raggiunto in altri settori dell'intrattenimento. In un anno abbiamo fatto tanto, è stato un ottimo inizio, ma c'è l'intenzione di crescere e fare molto di più.
Non c'entra molto col teatro, ma è una seconda attività che mi permette di portare avanti la mia passione, che con qualche acrobazia riesco a gestire incastrandola con gli impegni artistici. Poi non posso rinnegare la mia anima nerd: una regista mi ha detto che ogni narratore "ha come alleato silenzioso, quando racconta una storia, tutte le storie che ha ascoltato o letto" ... e in quanto nerd posso fieramente affermare di avere al mio fianco ogni volta che salgo sul palco un esercito fatto di fumetti, film, libri, serie TV e videogiochi.

Un'altra cosa di cui sono felice è di aver avuto la possibilità di arricchirmi con un sacco di esperienze differenti. Ho visto un sacco di spettacoli meravigliosi, anche grazie a una gita a Londra e a un'estate molto ricca da questo punto di vista. Mi sono dedicato alle mie follie improvvisative, al teatro di strada, ho indossato la testa di Frank al Biografilm Festival e ho interpretato Puck durante un matrimonio in un parco. 
È stato l'anno delle residenze teatrali: tra ReggioNarra, Alcatraz e Ti Racconto a Capo ho imparato tanto, ho conosciuto bellissime persone e ho conquistato un sacco di sorrisi che ancora mi illuminano il cuore.

Quanta bellezza in un solo anno.
E ora?
Tanti progetti. Come al solito.
Rispetto a un anno fa i prossimi mesi sono meno delineati, ma ci sono rischi e scommesse che possono darmi tanto.
Un trasloco, bambini, bandi artistici, una Bottega che aprirà a breve... ma non voglio spoilerare troppo.


sabato 23 agosto 2014

Chef - La Ricetta della Felicità

Non sono solito utilizzare questo blog per recensire film, fumetti o serie tv, preferendo raccontare la mia avventura teatrale o comunque esperienze personali che mi emozionano e sento il bisogno di condividere con quella manciata di persone che passano di qui.
Ma ogni tanto si fa un'eccezione, soprattutto se un film parla di questa folle camminata sul filo e dello spirito che muove molte delle mie decisioni, come in questo caso.

"Chef - La Ricetta della Felicità" (sottotitolo tutto italiano da famiglia del Mulino Bianco, ma dopo la visione del film non mi dispiace poi così tanto) è un film scritto e diretto da Jon Favreau, che chissà perché ha deciso pure di interpretarlo nel ruolo del protagonista. Chissà perché.
Jon Favreau ha iniziato scrivendo e interpretando piccole commedie senza troppe pretese, ma con uno stile ben riconoscibile; poi negli ultimi 10 anni ha girato una serie di blockbuster che gli hanno dato una grande popolarità, in primis i film su Iron Man. Con una mossa abbastanza sorprendente Favreau ha deciso di fare marcia indietro, girando una piccola commedia che ricorda i suoi film degli inizi, nella quale figurano però un paio di grandi attori, conosciuti sul set dei suoi ultimi film. Basso budget, alta libertà creativa.
Il protagonista di "Chef" invece (?) è Carl, un cuoco che è riuscito a raggiungere una grande fama lavorando in un ristorante di successo, dove però il proprietario gli impone di cucinare sempre i soliti piatti senza permettergli di sfogare il suo estro creativo. Riuscirà a trovare l'entusiasmo delle sue origini aprendo un furgone che prepara cibo direttamente in strada, attraversando gli Stati Uniti con un suo ex-collega e col figlio.
...lo so che sono molto velate, ma voi ci trovate delle similitudini?

Scegliendo opportunamente la metafora culinaria che cavalca il boom gastronomico di questi anni, che ha fatto la fortuna di Antonella Clerici e Gordon Ramsay, "Chef" racconta una fase in cui può trovarsi chiunque abbia a che fare con l'arte, con un mestiere in cui ci vuole passione, quando si mettono in discussione i risultati raggiunti e si cerca di ricordare i motivi che stanno dietro a certe scelte.
Ma ciò che rende "Chef" un film ancora più intelligente è che si tratta di un film su Internet. Sì, perché sono poche le persone che hanno veramente compreso come utilizzare a proprio beneficio il mondo dei social network, nel mondo del lavoro. Molti credono di sapere tutto, ma la maggior parte crede che Internet sia "solo" una vetrina. Se pensate così... bè, non è la risposta giusta.

Ah, se non si fosse capito: stra-consigliato, trovate un modo per vederlo.

venerdì 15 agosto 2014

Ti Racconto a Capo


Tutto comincia così: un paio di mesi fa rispondo a un bando per candidarmi a una residenza teatrale, un progetto che sulla carta mi attrae molto e potrebbe essere un'esperienza in grado di arricchirmi.
Non vengo selezionato. Peccato. Intanto la vita va avanti.
Poi, una telefonata: "Ciao, ti chiamiamo per la residenza teatrale Ti Racconto a Capo. Una persona ha rinunciato all'ultimo momento, ti interessa ancora?"
"Uhm, quanto tempo ho per decidere?"
"Un paio d'ore."
E così, a poco più di 24 ore dalla partenza, sposto impegni, organizzo un viaggio della speranza e preparo i bagagli per passare 10 giorni in Puglia, a fare teatro. Confesso che la chiamata last-minute mi ha lasciato indeciso per un'oretta, davanti alla prospettiva di preparativi rocamboleschi e una trasferta che nemmeno sapevo come avrei affrontato... ma alla fine mi sono deciso: questo è ciò che voglio fare nella vita, il resto (le altre cose da fare, i soldi, la pigrizia, ecc.) passa in secondo piano. Sempre.

Sono in treno.
Freccia Diamante, Business Class.
Grazie, blablacarista bidonaro e vacanzieri che non avete lasciato posti sui treni per un poveraccio che ha scoperto solo ieri di dover attraversare l'Italia.
Comunque, non so se è per il lusso circostante, per l'assenza di wi-fi, per il fatto che non mi fossi portato nulla da leggere, o se per la frenesia della consegna a ridosso della scadenza che mi fa sempre essere più produttivo, ma in viaggio trovo l'ispirazione.
Sì, perché ognuno dei partecipanti alla residenza ha avuto qualche settimana per preparare una performance da presentare agli altri, che avrebbe potuto essere inclusa nello spettacolo finale... e io ovviamente mi ritrovo a pigiare tasti a caso sul mio portatile, sperando in un'illuminazione divina.
Il tema è l'amor perduto: abbiamo ormai perso le parole per dire ti amo, le abbiamo nascoste perché oggi non va di moda, le vorremmo dire ma sembreremmo patetici agli occhi del nostro tempo e allora piangiamo d'emozione in silenzio.
Sarà che mi sento particolarmente affine a questo argomento, ma comincio a scrivere a getto continuo, d'impulso. Come il buon Jake Blues, ho visto la luce. Rileggendo quanto la mia mente ha partorito mi rendo conto che è un brano in cui ho messo molto del me stesso più intimo, una verità che solitamente raggiungo dopo un bel po' di lavoro e di riscritture.
Non c'è che dire, un ottimo inizio.
E infatti in 10 giorni riuscirò a fare pace con l'amore, a far scomparire l'astio che avevo nei suoi confronti a causa dell'uso retorico che se ne fa, ad innaffiare il cuore con luoghi e persone che mi accompagneranno a lungo.

La prima magia dell'esperienza Ti Racconto a Capo è il paese di Corsano, cuor sano.
Un'intera comunità che attende con impazienza l'arrivo di 16 attori provenienti da tutta Italia e anche oltre, sapendo che metteranno in scena uno spettacolo tra le strade del loro paese, creandolo dal nulla proprio in questo periodo di residenza.
Ognuno contribuisce come può: c'è chi presta letti per farci dormire e chi regala cibo per farci mangiare, tutti offrono il proprio aiuto mettendo a disposizione per lo spettacolo le proprie biciclette, i vestiti per fare i costumi, oggetti, case che diventano teatri. È il paese a permettere questa esperienza, a far sì che lo spettacolo possa prendere vita, senza alcun finanziamento pubblico; ognuno dà ciò che può, sapendo che in cambio otterrà arte e cultura.
Perché tutto il mondo non può funzionare così?
Gli abitanti di Corsano sanno che lo spettacolo è anche loro, lo capiamo quando scendiamo in piazza per la prima volta e gli anziani del paese ci chiedono: "Su cosa lavoriamo quest'anno?"
Sì, perché le loro testimonianze, le storie e le esperienze che sono impazienti di raccontarci entrano a far parte dello spettacolo; i racconti e le tradizioni, i profumi e i sapori del luogo hanno preso vita nei vicoli e sui balconi, in una serata magica che non avrebbe potuto andare in scena in nessun altro luogo al mondo.

Sono stati 10 giorni intensi, tra interviste radiofoniche, megafoni all'alba in riva al mare, feste in spiaggia, concerti jazz soporiferi e sagre della pizzica dove fare volantinaggio e raccogliere fondi.
Ma ora tutto il lavoro e la fatica sembrano scomparsi, resta solo la memoria dei momenti di relax e divertimento tra una prova e l'altra.
La colazione a base di pasticciotti.
Il training mattutino che, mannaggiammé come si sente che son fermo da 4 mesi.
Il turno di pulizie della Clean Squad, un'entusiasta coppia a metà tra Ghostbuster, spartani e pirati, che lava piatti accennando strani canti italo-inglesi.
La giornata da traduttore, cercando di insegnare la pronuncia italiana col supporto di Adele.
Gli scherzi notturni, i letti spostati e addobbati, le figure di merda.
Interrompere un esercizio in cortile, per lasciar passare il gregge di pecore.
Andare in giro con l'uomo più famoso del paese, e per fare 500 metri ci vogliono ore.
Il forbito linguaggio salentino, dove "Mannaggia la madonna squagliata!" è stata l'esclamazione più soft che ho sentito.
Il canzoniere inutile, che tanto poi facciamo a modo nostro.
Stare stesi sull'erba per guardare la luna scomparire all'orizzonte, avvistando la stella cadente più grande che io abbia mai visto.
Animali ovunque: dai cani che abbaiano per tutta la notte al gallo sfasato che canta tutto il giorno tranne all'ora giusta, dai pipistrelli che svolazzano sopra la testa agli insetti di ogni tipo che ci hanno divorato per tutta la nostra permanenza.
Cenare al tramonto con le delizie salentine, perdendosi tra pasta al sugo, rustici, pizza e panzerotti.
"Pensa di poter pensare senza evitare di parlare..."
Rime ad ogni ora del giorno e della notte, cercate o casuali.
I passettini di danza di Pieraccioni, che riescono a portare sempre il buonumore.
Mc Ciccio, ridente pub di Corsano, che giunta una certa ora capisce che non abbiamo intenzione di sloggiare e ci lascia chiacchierare sui tavoli fuori, spegnendo le luci ma lasciandoci bicchieri e piatti.
Le biciclette appoggiate al muro senza catena, le porte aperte che tanto ci si fida, alla faccia di tutti gli stereotipi meridionali.

Il ricordo di questa esperienza si porta con sé uno dei gruppi più belli con cui abbia lavorato, unito e ricco di risate fin dal primo giorno. E proprio durante la prima cena ha avuto origine una delle creazioni più riuscite della residenza, una sorpresa anche per gli organizzatori: per essere in tema con l'argomento del lavoro, ci inventiamo "il gioco dei corteggiamenti".
La mattina ognuno di noi pescava a caso il nome di uno del gruppo, persona che per tutta la giornata avrebbe dovuto corteggiare. Nemmeno noi potevamo lontanamente immaginare che livello avrebbe raggiunto questo "gioco": poesie, dediche, biglietti nascosti e dichiarazioni plateali, serenate, piccoli doni e letti di petali di fiori. Una riscoperta del corteggiamento e un modo per innamorarsi quotidianamente l'uno dell'altro.
Questa iniziativa ha dato vita a un'importante realtà artistica, il quartetto vocale BarBand, che ogni sera ha deliziato il pubblico con performance memorabili: il balletto da boy-band di Xdono di Tiziano Ferro,  la coreografia di nuoto sincronizzato sulle note di Sapore di Sale, l'esperienza sensoriale che ha accompagnato Baciala da "La Sirenetta", il coro dei pompieri di Bud Spencer e addirittura un rap in inglese per un corteggiamento alla londinese del gruppo. Un connubio artistico che prima o poi calcherà le scene dei più grandi palazzetti d'Italia.

Arriva l'ultima sera. In cielo splende la luna piena, lo spettacolo comincia con me a cavallo di una vecchia bicicletta e finisce con la mia trasformazione in un bambino vestito uguale a me.
Uhm. Ho un deja-vu.
I presupposti per una serata indimenticabile ci sono, e infatti gradualmente resto colpito da quanto riesca a emozionare, con quella che ritenevo in fondo in fondo "la mia robetta buffa". Tornare alle origini dell'amore, là dove tutto è iniziato, o dove tutto è finito, non lo so bene nemmeno io.
Sentirsi immersi nell'abbraccio di un paese, che di certo non è la culla della cultura e dove di certo non ci sono rassegne annuali di teatro con grandi compagnie in cartellone, ma si percepisce la voglia di ascoltare, gli occhi attenti, il cuore che batte all'unisono.
E alla fine, mentre fiorisce un campo di girasoli umano, farsi cullare dalle note di "Dove vanno gli amori quando finiscono?", meravigliosa canzone nata proprio durante questa residenza, e che mi porterò nel cuore e nelle orecchie ancora a lungo.