sabato 20 giugno 2015

Back(to)Street Boy

Quasi tre mesi in cui non passo di qua, quasi tre mesi in cui ho fatto tanto, ritrovandomi coinvolto in molti progetti teatrali diversi. Al timone di rush affrettati o allestimenti richiesti all'ultimo momento, coinvolto in produzioni traballanti o kolossal artisticamente dubbi, superando audizioni di spettacoli mai partiti... in tutto questo marasma la mia principale attività rimane il settore musical.

Mi sono avvicinato al teatro con l'improvvisazione, ma per quanto sentissi fosse la mia naturale forma d'espressione, sono dovuto andare a curiosare nella prosa. Poi da lì sono approdato alle cene con delitto, agli spettacoli medioevali, al teatro ragazzi, però nemmeno tutto ciò è riuscito a farmi stare fermo troppo a lungo. Decido di cimentarmi addirittura con il canto e la danza, ritrovandomi per tre anni in un'accademia di musical, terminata la quale ero convinto sarei tornato a masticare improvvisazione e prosa.
E invece no.

In un anno di vita della compagnia I NoteVoli abbiamo allestito due spettacoli, registrando una partenza col turbo che ha superato le nostre aspettative e grazie alla quale - al netto di tutto il sangue, il sudore e le ulcere - sto raccogliendo un bel po' di soddisfazioni personali. Abbiamo già alcune date in programma per il futuro, nuovi progetti in cantiere di grossa portata... ma è inutile, non riesco a stare fermo a fare una cosa sola: il richiamo del multi-tasking schizofrenico è più forte di me.

Complice il mio tradizionale soggiorno a Pennabilli, durante il quale per quattro giorni mi sono immerso in un borgo popolato da artisti provenienti da tutto il mondo, credo di aver definito il prossimo obiettivo verso il quale concentrerò i miei sforzi: il teatro di strada.
Una città non è solo un cumulo di negozi, ci sono strade e piazze che possono essere un luogo dove vivere grandi emozioni. Il palcoscenico, le luci, il sipario, il buio della platea contribuiscono al fascino di un teatro che ricrea ogni sera una sorta di rituale, ma per un attore è molto più prezioso guardare il pubblico negli occhi, palpare l'energia degli spettatori.
Avere grandi e piccini a pochi passi che ridono, trattengono il respiro, vengono chiamati a essere parte integrante dello spettacolo rendendo così diversa ogni singola replica.

Il teatro "da palcoscenico", di qualunque tipo esso sia, dovrebbe imparare dal teatro di strada a non prendersi così tanto sul serio.
Invece il teatro di strada dovrebbe imparare dal teatro "da palcoscenico" a... bè, niente, va già bene così.
Ogni volta che mi ritrovo a partecipare, come attore o spettatore, a un festival di teatro di strada mi ripeto che voglio dedicare a questo universo una parte costante del mio lavoro; sogno da anni di trascorrere un'estate sulle ramblas di Barcellona o poter andare al Fringe Festival di Edimburgo, partendo solo coi soldi del viaggio e guadagnarmi da vivere a cappello.
Sento che devo farlo, almeno una volta nella vita. Questa volta l'innamoramento nei confronti della strada è più forte delle volte precedenti, gli ingranaggi nella testa si sono già messi in moto e dovrebbe essere finalmente l'occasione giusta. Qualcosa sta nascendo.