Negli ultimi mesi ho sviluppato un particolare interesse e
apprezzamento per i testi di Harold Pinter, un autore al quale mi ero
avvicinato nel periodo in cui muovevo i miei primi passi nel mondo del
teatro, non mi era piaciuto granché per cui l'avevo subito accantonato,
preferendo dedicarmi ad altri autori da scoprire.
E invece, qualche
anno dopo, ritrovandomelo tra i raggi della bicicletta sulla strada
dell'accademia, è scoccata una scintilla. Mi piace.
Sarà l'esperienza
teatrale maturata in tutti questi anni, sarà il passare del tempo e il
conseguente evolversi della mia mentalità, ma sono attratto da molti
elementi dei suoi testi. Personaggi con addosso una maschera, identità
di facciata, sottotesti e segreti...
Non che sia il mio mondo, mi
ritengo una persona abbastanza trasparente, e questa idea è stata spesso
avvallata dalla prima opinione che le persone si fanno di me o dalla
mia descrizione che fanno gli amici che mi conoscono veramente.
C'è però un'eccezione.
E ne ho trovato una corrispondenza in Pinter, proprio in una scena su cui devo lavorare.
"Tradimenti". Per chi non conosce: un uomo ha scoperto che sua moglie la tradisce col suo migliore amico. Cosa fa? Lo dice alla moglie? Le urla in faccia? No.
Continua
a far finta di niente, continua a buttare lì l'argomento come se nulla
fosse, spingendola a sentirsi in colpa, la tortura emotivamente, ma con
una facciata di quotidianità e cordialità da perfetto ingenuo.
Ecco, questa situazione l'ho vissuta.
Cioè,
non proprio quella, volendo qualcosa di molto vagamente simile, ma sto
generalizzando: quando scopro che una persona a me vicina mi fa un torto
e lo scopro, difficilmente sbraito o dò in escandescenze, ma in sua
presenza riesco a mantenermi abbastanza freddo e mi godo le sue
acrobazie per continuare a far finta di niente.
E succede sempre più
spesso, sarà perché negli ultimi anni sto imparando a capire meglio le
persone, sto diventando più perspicace e intuitivo, e in tutto ciò il
karma evidentemente mi dà una spinta ad imbattermi davanti agli indizi
giusti.
Se mi parli alle spalle e con me continui a fare l'amicone e io lo scopro, non te lo vengo a dire.
Se vuoi farti bello raccontandomi qualcosa che non è mai avvenuto e io lo scopro, non te lo vengo a dire.
Se
ti permetti di "darmi consigli sinceri" quando in realtà sono dettati
unicamente dal tuo tornaconto e io lo scopro, non te lo vengo a dire.
Se usi una finta scusa perché non hai voglia di fare una cosa con me e lo scopro, non te lo vengo a dire.
Se violi la mia privacy facendoti gli affari miei guardando dove non dovresti e io lo scopro, non te lo vengo a dire.
Ma
magari giro attorno all'argomento, mi godo come continuerai a
contraddirti o a ribadire qualcosa che so essere falso, traendone poi le
dovute conclusioni.
Ok, magari non sarà il comportamento più
onesto del mondo, ma se una persona mi racconta una bugia (più o meno
grave, ovviamente ci sono vari livelli) o agisce alle mie spalle,
rivoltargli contro il suo "mo' ti faccio fesso" mi sembra il minimo.
E
poi ognuno di noi è fatto in modo diverso: c'è chi si sfoga per tutte
le cose che deve sopportare con le lacrime, chi con urli, chi si
vendica... a me lasciate il piacere intellettuale di stuzzicare e
sentirmi segretamente superiore a una persona che crede di riuscire a
fregarmi.