venerdì 23 agosto 2013

"La ragazza che legge" - Rosemarie Urquico

Dai un appuntamento a una ragazza che legge.
Dai un appuntamento a una ragazza che spende i suoi soldi in libri anziché in vestiti, che ha problemi di spazio nell'armadio perché ha troppi libri. Dai un appuntamento a una ragazza con una lista di libri che vuole leggere, che ha la tessera della biblioteca dall'età di dodici anni.

Trova una ragazza che legge. Saprai che lo fa perchè avrà sempre un libro ancora da leggere nella sua borsa. Lei è quella che guarda amorevolmente sopra gli scaffali della libreria, quella che urla in silenzio quando ha trovato il libro che desidera. Vedi quella strana creatura che annusa le pagine di un vecchio libro in un negozio di libri usati? Quella è la lettrice. Non può resistere all'impulso di annusare le pagine, specialmente quando sono ingiallite e logore.

È la ragazza che legge mentre aspetta in quella caffetteria in fondo alla strada. Se sbirci nella sua tazza, la crema sta galleggiando in superficie perché lei è già un po' assorta. Persa nel mondo creato dall'autore. Seduta. È possibile che ti lanci un'occhiata furiosa, come molte ragazze che leggono non le piace essere interrotta. Chiedile se il libro le piace.  

Offrile un'altra tazza di caffè.

Falle sapere cosa pensi realmente di Murakami. Accertati che sia andata oltre il primo capitolo della Compagnia dell'Anello. Cerca di capire se dice di aver compreso l'Ulisse di Joyce solo per apparire intelligente. Chiedile se le piace Alice, o se le piacerebbe essere Alice.

È facile uscire con una ragazza che legge. Regalale libri per il suo compleanno, per Natale, per gli anniversari. Regalale il dono delle parole, in versi e in musica. Regalale Neruda, Pound, Sexton, Cummings. Falle sapere che tu comprendi che le parole sono amore. Comprendi che lei conosce la differenza tra libri e realtà ma per dio, lei sta provando a fare assomigliare un po' la sua vita al suo libro preferito. Non sarà mai colpa tua se lo fa.

Lei deve fare un tentativo, in qualche modo.

Mentile. Se lei capisce la sintassi, capirà il tuo bisogno di mentire. Dietro le parole ci sono altre cose: la motivazione, il significato, le sfumature, il dialogo. Non sarà la fine del mondo.

Trascurala. Perché una ragazza che legge sa che il fallimento porta sempre al climax. Perché una ragazza che legge comprende che tutte le cose devono avere una fine, ma che tu puoi sempre scrivere un sequel. Che tu puoi ricominciare ancora e ancora, ed essere sempre l'eroe. Che la vita è fatta in modo da avere un nemico o due.
Perché essere spaventati da tutto ciò che tu non sei? Le ragazze che leggono comprendono che le persone, come i personaggi, evolvono. Ad eccezione che nella serie di Twilight.

Se trovi una ragazza che legge, tienitela stretta. Quando la trovi sveglia alle 2 di notte che stringe un libro al petto e piange, falle una tazza di té e abbracciala. Potresti perderla per per un paio d'ore ma ritornerà sempre da te. Parlerà come se i personaggi del libro fossero reali, per un momento, lo sono sempre.

Le farai la proposta di matrimonio su una mongolfiera. O durante un concerto rock. O con molta semplicità la prossima volta che sarà malata. Su Skype.

Sorriderai così forte che ti domanderai perché il tuo cuore non è ancora esploso grondando sangue su tutto il tuo petto. Scriverai la storia delle vostre vite, avrete bambini con nomi strani e gusti ancor più strani. Lei presenterà ai tuoi bambini Il Gatto col Cappello e Aslan, forse nello stesso giorno. Trascorrerete assieme gli inverni della vostra vecchiaia e lei reciterà Keats sottovoce mentre tu scuoti via la neve dai tuoi stivali.

Dai un appuntamento a una ragazza che legge perché te la meriti. Ti meriti una ragazza che ti possa dare la vita più colorata che si possa immaginare. Se tu puoi darle solo monotonia, ore stanche e tiepide proposte di matrimonio, allora è meglio che tu stia da solo. Se vuoi il mondo e i mondi al di là di esso, dai un appuntamento a una ragazza che legge.

O ancor meglio, dai un appuntamento a una ragazza che scrive.

giovedì 15 agosto 2013

Io non credo nelle lumache, non credo nelle lumache!

"Una lumaca che corre nella Indy 500? Che assurdità!": questa una sintetica recensione del film 'Turbo', contenuta nel film stesso.
Quesito dell'esame di Tossicologia: quale sostanza permette di assistere ad una scena simile?
Siamo arrivati a un punto di non-ritorno della Storia del Cinema Moderno. È giunto il momento in cui prendiamo un bel respiro, ci sediamo tutti attorno a un tavolo, spettatori, produttori e sceneggiatori di film d'animazione, e ci facciamo tutti quanti un bell'esame di coscienza. Perché qui stiamo esagerando.
C'è un confine oltre il quale la sospensione d'incredulità interviene e fa dire a una persona sana di mente "Pfff, che cavolata!", è un elemento la cui sensibilità è differente da persona a persona, ma ora l'abbiamo -oggettivamente- superato, anzi, non lo si prende nemmeno più in considerazione.
Il problema di base è che gli adulti considerano i bambini degli stupidi, e quindi scrivono qualunque cosa "perché tanto va bene", i genitori portano i loro figli a vedere qualunque cosa "perché tanto gli piace" senza fare un'effettiva selezione e senza rendersi conto che le opere scritte meglio ottengono un effetto maggiore nella mente del bambino.
In molti film d'animazione, di partenza c'è la volontà di instillare fiducia nel bambino, permettendogli di sognare e dandogli la speranza che, se ci crede, può raggiungere qualunque obiettivo. (L'intenzione è nobile, ma occhio che se mal sfruttata può trasformarsi in "illudere")
È la sindrome della piuma magica sempre più presente nei film per bambini: se ci credi fino in fondo, puoi volare anche se sei un elefante, puoi fare il cuoco di nouvelle cuisine anche se sei un topo, puoi diventare un campione di arti marziali anche se sei un panda obeso.
Questo perché si crede che il bambino per imparare e sperare abbia per forza bisogno di una vittoria assoluta; premesso che i film che ho appena usato come esempi hanno una costruzione narrativa e psicologica meno banale del solito, c'è comunque modo di trasmettere valori importanti anche attraverso la sconfitta, ma vabbè.

"Turbo" è la storia di una lumaca che sogna la velocità, per caso cade nel pentolone della pozione magic... ehm, NOS (quella specie di viagra per automobili vista in Fast & Furious) e così diventa una saetta, un venditore di tacos la trova e per fare fortuna decide di iscriverla alla gara Indy 500. Sigh.

Anche Pacey si era iscritto a un concorso per la reginetta di bellezza di Capeside, ma era più credibile.
L'idea in sé è stramba, ma un elefante con le orecchie a sventola che riesce a volare non lo è meno. Il problema è il contesto in cui tutto è immerso: se siamo in un contesto fiabesco, di animali parlanti e tutto il resto posso capirlo, ma se la società umana è realistica (con problemi di bollette da pagare, autorità sportive che tutelano il regolamento sportivo, conferenze stampa...) faccio più fatica a credere alle assurdità.
E no, non mi riferisco all'elemento magico, bensì a come gli umani reagiscono alla scoperta di qualcosa di simile. Passi il tontolone buono ed esaltato che diventa amico della lumaca (cioè, insomma), ma che la lumaca riesca ad essere iscritta alla Indy 500 perché il regolamento non lo esclude esplicitamente, no. NO.
Altrimenti io domattina vado al supermercato e uso un canguro col suo marsupio come carrello della spesa, perché nessuno me lo vieta.
Vado a una mostra di quadri espressionisti cavalcando un ippopotamo, visto che non è vietato da nessuna parte.
Iscrivo il mio attaccapanni a un concorso di racconti, perché il regolamento non lo esclude.
Ok, per qualche motivo l'autorità sportiva competente porta un barlume di senno nella vicenda e dice che no, è qualcosa di stupido. Ma durante la conferenza stampa, prima uno, poi due, poi cinque, poi tutte le persone in sala, si alzano in piedi gridando "Vogliamo la lumaca! Vogliamo la lumaca! Vogliamo la lumaca!" e allora cambia idea. MA ...!!!
Non ha senso! Di questo passo, basterà che dieci persone chiedano la grazia per un condannato, che un presidente decida di ignorare una Costituzione che regge da 60 anni.
Ma durante la visione di "Turbo" in sala, c'è stato un punto in cui si è toccato il fondo, un momento in cui ho perso ogni speranza di salvezza per la razza umana.
Alla vigilia della gara, il campione in carica osannato dalle folle e che non perde da anni, parla con la lumaca (ok, va bene, fingiamo sia normale) e le dice "Tu non ce la farai, vincerò io!".
E l'intero cinema irrompe in un "noooooo!!" di dissenso. Il padre di famiglia nel posto di fianco a me, grande e vaccinato, esplode in un "Che bastardo!".
COSA?!?!
Ma no, è perfettamente logico!! Sono un campione che ha faticato per decenni per raggiungere il primo gradino del podio, per ottenere la fama, e se dico a una lumaca che il mio talento e il sudore che ho versato in tutti questi anni sono una garanzia di vittoria, sono CATTIVO?!?!?
Ok, facciamo un gioco di ruolo, caro padre di famiglia.
Tu nella vita, che mestiere fai... uhm, diciamo l'avvocato. Un giorno nel tuo studio irrompe un pinguino col gilet e dice di voler diventare un avvocato, tu gli ridi in faccia o gli stringi la zampa e gli fai firmare all'istante un contratto?
Oh, oh, oh, ancora, ancora!
Mettiamo invece, padre di famiglia, che nella vita tu sia un chirurgo. Arriva in ospedale una talpa balbuziente che ha sempre sognato di fare il medico, che pretende di effettuare un'operazione a cuore aperto. Massì, dai, lasciamole una possibilità!

Reazioni credibili.
Si può, ne sono convinto, cari sceneggiatori.

giovedì 8 agosto 2013

C'è vita (anche) dopo la BSMT

...e ora che ho finito l'accademia, che faccio?
Nella mia testa riuscivo a visualizzare abbastanza chiaramente la risposta a questo mio dubbio (che attanaglia la popolazione dell'intera penisola italica), e potrei riassumerla così:

Programmi per un'estate intensa, lo so.
Ma poi, mi conosco, non riesco a stare fermo un attimo, e così mi ritrovo già con lo sguardo catapultato nel futuro, con progetti e idee su come occupare il tempo e magari guadagnare qualche soldo che mi serve per andare con le donnacce.

Ad essere sincero, in questi anni avevo il timore che una volta terminato il percorso accademico mi sarei ritrovato a vagare per mesi con un gigantesco balloon "...e ora?" sopra la testa, pronto a indossare il grembiule dell'Autogrill per sfornare ogni giorno decine di Camogli a Roncobilaccio.
Invece, a sorpresa, mi ritrovo con un bel po' di cose all'orizzonte, sia grazie alla possibilità di tornare a lavorare con più tempo a disposizione in compagnie con cui già collaboro da qualche anno, sia per un paio di audizioni che boh-non si dice nulla-teniamo le dita incrociate.
Ma soprattutto ecco comparire all'orizzonte due lavoretti che potrei gestire piuttosto liberamente (uno mi occuperebbe 1-2 mezze giornate a settimana, l'altro un paio d'ore al giorno) ma che non riguardano il teatro; sono comunque impieghi che mi attirano e nei quali potrei far fruttare tutte le mie competenze (per uno l'università, per l'altro le mie passioni nerd), così come in ogni ottimo libro/film l'autore sfrutta tutti gli elementi introdotti in precedenza e li fa confluire per proseguire la storia. Insomma, attività divertenti, che non mi ruberanno troppo tempo al teatro e mi permetteranno di mettere da parte qualche monetina per comprare la droga.
Anche in questo caso è ancora presto per parlarne, quando sarà tutto più definito mi sbottonerò, ma intanto è già una soddisfazione che ci siano tutte queste carte sul tavolo.

C'è poi il cassetto con gli spettacoli da scrivere.
Una volta mi balenò in testa l'idea che avrei potuto provare a scrivere qualcosa di mio. Poi sono arrivati altri spunti e, quando tre anni fa ho iniziato l'accademia, ho dovuto mettere in stand-by tre diversi spettacoli che avrei voluto sviluppare.
Ora, io non so come sia possibile, mi sono voltato solo un attimo per imparare a cantare e fare qualche passo di tip tap e -whoa!- ho sul desktop del PC una cartella "Spettacoli da Scrivere" con 10 (!) diversi File Word che ogni mattina urlano "Scegli me! Scegli me!", "Oggi dedica del tempo a me!" "Non mi consideri da troppo tempo, chiamo il Telefono Azzurro!".
Ovviamente non c'entrano nulla l'uno con l'altro come genere e stile (altrimenti sarebbe troppo semplice) e ognuno è a un diverso livello di sviluppo: qualcuno è ormai in fase di completamento, altri sono solo zibaldoni di idee che devono anche solo essere rioridinate in una struttura sensata.
il sottoscritto, in preda all'entusiasmo, urlerebbe ai quattro venti quanto sono fighi questi spettacoli (non è vero, ma ai miei occhi i miei scarrafoni lo sono), che idee geniali ci sono dietro e altro ancora, ma ho imparato che non si fa così.
Si sta zitti e buoni, che poi le cose cambiano in corso d'opera, che poi altri prendono le tue idee e -ma no, non avrà fatto apposta... però è strano-, che non sono superstizioso ma non si sa mai, che forse è più bello far trovare le persone davanti al prodotto finito senza anticipargli troppo.
Quindi, ho deciso che d'ora in poi, come un perfetto agente del KGB, i miei 10 misteriosi progetti avvolti nell'ombra avranno nomi in codice degni di missioni spionistiche.
Rigorosamente in ordine alfabetico:
- Progetto "Baby-Shakespeare"
- Progetto "Ballerina di Fila"
- Progetto "Coniglio da Consiglio"
- Progetto "Giustizia nel West"
- Progetto "Gatto Arancione"
- Progetto "Pioggia di Riso"
- Progetto "Ribaltamento Status Quo"
- Progetto "Tuffo nel Fieno"
- Progetto "Via Gluck"
- Progetto "Volpe Francese"

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