sabato 30 novembre 2013

Sì, viaggiare.

Da più di un mese non sono a casa mia.
Girovago felice, costretto per impegni lavorativi a ormeggiare in diversi moli.
Quasi una settimana a Lucca per la fiera del fumetto, e quattro settimane a San Marino per il montaggio di uno spettacolo.
Anche se mi sono continuamente allontanato da casa per qualche giorno, sono sempre tornato alla base e avevo la mia alcova con tutte le cose, persone e luoghi che mi hanno sempre circondato. Anche se ho sempre trascorso le giornate immerso nella mie passioni, credevo che questo distacco sarebbe stata più duro. E invece mi sono reso conto che mi basta qualcosa da leggere, e un portatile con cui scrivere articoli e spettacoli la sera rilassandomi in hotel dopo le fatiche quotidiane, e posso stare bene dappertutto.

Tra qualche mese avrò una nuova "casa mia", quindi comincerà un'altra avventura.
Da settimana prossima partirò per una tournèe teatrale, quindi ogni settimana sarò in una città diversa, un'altra esperienza entusiasmante e che sicuramente sarà strana per il nuovo stile di vita.

A tal proposito, oggi pomeriggio ho la Prima di Scooby-Doo! Il Mistero della Piramide.
Il primo spettacolo che faccio fuori dall’accademia, il primo musical professionale, il primo spettacolo che mi porterà a calcare i principali palcoscenici d’Italia.
È stato un mese pieno di fatiche, problemi e frustrazioni, ma anche sorrisi, emozioni e momenti speciali. Perché in fondo, fino a pochi anni fa avrei dato tutto per trovarmi in questa situazione ad affrontare difficoltà di questo tipo. E ora sono qui. Non si scherza più.
Mi impongo una sorta di silenzio-stampa, non voglio più scrivere di Scooby-Doo su questo blog, un po’ per non diventare monotematico, un po’ per non anticipare nulla agli amici che verranno a vedermi nelle varie città.
Se ne riparla a fine tournée, con un bilancio conclusivo della tournée.

Another opening, another show…

domenica 10 novembre 2013

Una Piccola Impresa Italiana

Da troppo tempo la crisi è intorno a noi, argomento all'ordine del giorno e capro espiatorio della maggior parte dei problemi che ci affliggono.
Non voglio sminuire la gravità della situazione, ne sono consapevole e sono anch'io spaventato dalle possibili conseguenze, ma ogni volta che sento parlare di "fuga di cervelli" penso proprio che sia una -fuga-.
Intesa come non voler affrontare un problema, scappare verso una Terra Promessa dove tutto è più facile, perché in fondo noi italiani abbiamo nel nostro DNA il gene dell'emigrante e allora via! verso nuovi orizzonti.
Io però all'Italia ci tengo, ci sono affezionato: qui ho molte persone care, qui ci sono i tortellini, qui abbiamo una cultura che -nonostante tutti i tentativi di distruzione dall'alto- all'estero se la sognano, e allora chi me lo fa fare di andarmene? Di scappare?
Non voglio credere che sia impossibile raggiungere qui i propri obiettivi.

Qualche settimana fa ho visto al cinema "Una Piccola Impresa Meridionale", il nuovo film di Rocco Papaleo. I protagonisti sono un gruppo di persone - alcune si conoscono da una vita, altre da pochi giorni - che convivono in un vecchio faro, in odore di demolizione. Un edificio molto affascinante, ma per rimetterlo a nuovo servono troppi soldi, non ne vale la pena.
Meglio vendere tutto e con l'incasso comprare una barca e andarsene in giro per il mondo.
E invece no, il manipolo di irriducibili decide di rimboccarsi le maniche e si dividono i compiti: ognuno fa quello che sa fare meglio e allo stesso tempo cerca di fare cose mai fatte prima, supportandosi a vicenda in un clima di solidarietà reciproca.
Non è qualcosa che può avvenire sempre, ma questi micro-cosmi quasi magici avvengono, ne ho la prova. E quando ti ci ritrovi in mezzo si può fare qualcosa di diverso dalla mediocirtà italiana, si possono aggirare ostacoli e iter burocratici ostili.
Basta trovarsi, aiutarsi, crederci. Si dovrà faticare, sudare, cadere e rialzarsi molte volte, ma la soddisfazione alla fine è impagabile.
Oppure si può dare la colpa all'Italia che non fa più trovare la pappa pronta come negli anni del boom economico, scaricabarilando le responsabilità.