mercoledì 29 gennaio 2014

Rat-Con, the one and only.

Ricordo ancora quando ho incontrato per caso Rat-Man. Il preciso momento, il luogo, i miei occhi che vedono l'immagine in copertina con quel bizzarro supereroe di fianco all'Uomo Ragno... ma sì, dai, lo prendo. Era un periodo in cui stavo cominciando ad esplorare il mondo dei fumetti, provando qualcosa di nuovo che uscisse dalla cerchia ristretta (ma non poi così tanto) di titoli che mi avevano accompagnatore tutta l'infanzia. Fu un colpo di fulmine, mi innamorai all'istante, una lettura divertente che valeva la pena proseguire.

Non mi sarei aspettato che, 17 anni dopo, avrei celebrato in pompa magna l'uscita del 100° numero del mio fumetto preferito, come parte attiva del suo fan club. Né avrei potuto pensare che quel fumetto avrebbe rappresentato la mia filosofia, sarebbe stato in grado di emozionarmi e commuovermi, mi avrebbe appassionato come pochi altri. Di sicuro non potevo prevedere che mi sarei iscritto al fan club, a forum dedicati, avrei scritto decine di articoli a riguardo, né che sarei comparso in versione fumetto tra le sue pagine. Mai avrei immaginato di conoscere personalmente l'autore, apprezzarlo come artista e come persona, mangiare gomito a gomito con lui in decine di trattoriate, parlarci del più e del meno, farmi accompagnare in macchina da lui, conoscere le figlie e condividere momenti felici come se fosse uno di famiglia.

E invece, dopo 17 anni di avventure, lo scorso 11 gennaio ho passato una giornata a Parma per festeggiare questo traguardo raggiunto da un piccolo grande uomo, col suo piccolo grande personaggio. Che nonostante tutto, nonostante non abbia superpoteri, continua ad andare avanti, grazie al suo talento nascosto.

Già che c'ero ho cercato di documentare la giornata in modo che ne restasse una traccia, nei secoli dei secoli, amen. Un reportage della conferenza stampa, un reportage dell'incontro coi fan, delle interviste a qualche lettore speciale e la recensione del meraviglioso numero 100.
Un tributo necessario, visto che in fondo se mi ritrovo a scrivere di fumetti a questo livello, è un po' anche colpa di Rat-Man. Forse anche più di un po'.

Rat-Man mi ha dimostrato che fare ridere è un cosa seria, se una cosa è "divertente" non significa che non possa puntare a picchi qualitativi che le "cose serie" si sognano. Rat-Man mi ha dimostrato che flettere i muscoli ed essere nel vuoto è un gesto che può dare risultati straordinari. Artisticamente, quando hai già raggiunto una comfort zone e tutti si aspettano qualcosa da te, si possono intraprendere nuove strade. Personalmente, quando vale la pena abbandonare delle certezze per vedere cosa c'è oltre l'orizzonte. 
Grazie Rat-Man, grazie Leo.

mercoledì 8 gennaio 2014

Il Colore del Grano

Durante gli ultimi mesi di accademia, speravo come tutti i miei compagni di superare un’audizione e magari essere preso in una grande produzione che sarebbe partita per una tournée nei principali teatri italiani. Se non si fosse mosso nulla, avrei avuto tanto tempo libero a disposizione che avrei sfruttato per sviluppare i vari progetti nel cassetto e, chissà, magari nel giro di qualche mese il primo avrebbe anche preso forma su un palcoscenico. Mai mi sarei immaginato di ritrovarmi impegnato su entrambi i fronti.


Negli ultimi 3 mesi, durante lo studio, le prove e le repliche di Scooby-doo e il Mistero della Piramide, è spuntato all’improvviso Il Piccolo Principe.
Ero lì, nel deserto, indaffarato ad aggiustare il mio aeroplano, e mi ha chiesto di disegnargli uno spettacolo. Si può dire di no al Piccolo Principe?
E così eccomi per la prima volta a organizzare seriamente uno spettacolo che potrà e dovrà essere distribuito al di fuori della cerchia ristretta in cui sono abituato a muovermi.
L’ho scritto, l’ho diretto, l’ho prodotto. Mi sono ritrovato a pensare ai costumi (qualcuno ha osato darmi dello “stilista”), a ideare e costruire scenografie, a fare shopping alla ricerca di vestiti e accessori... insomma, per una volta non ho messo piede sul palco.

Da anni mi sento ripetere che sarei portato anche per questi ruoli all'interno della macchina teatrale, e finalmente ho avuto l'occasione di mettermi alla prova, con un piccolo grande spettacolo in cui ho messo l'anima.
Il fato ha voluto che il giorno in cui il mio primo spettacolo è andato in scena io non potessi essere in platea, impegnato sul palcoscenico di un'altra città. Questo ovviamente mi ha fatto provare emozioni contrastanti durante la rappresentazione del Piccolo Principe, a decine di chilometri di distanza dal sottoscritto.
Ma sapere che le cose sono filate per il verso giusto, che i bambini spalancavano le bocche dallo stupore, che una mia idea è riuscita a prendere forma nonostante gli ostacoli, i miei pensieri strambi da realizzare, i tempi stretti... Bè, sono felice.
Ora si comincia a lavorare con più calma per smussare gli angoli e proporlo in giro, perché il Piccolo Principe è curioso e vuole visitare più pianeti possibili.
Ed è incredibile (o forse no) quanto un piccolo progetto personale come questo possa darmi la stessa soddisfazione di calcare i più grandi teatri italiani con un altro spettacolo...

Mentre intorno a me continuo a vedere altre mentalità, sicuramente più facili e più remunerative, io rimango sulla strada del maggior sacrificio per perseguire una maggior qualità.
Ho appena cominciato questo mio cammino da idealista, sulla lunga distanza capirò se l'entusiasmo e la tenacia mi aiuteranno ad arrivare alla meta, senza prendere scorciatoie.