sabato 13 luglio 2013

Where the Wild Parties Are

"Ogni goccia d'alcool bevuta dal genitore aggiungerà dell'idiozia al suo figlio ancora non nato."

Alcool, droga, tradimenti, spogliarelliste e orge. Questi gli elementi centrali di 'Wild Party', musical messo in scena lo scorso week-end con la mia accademia lo scorso week-end.
Sì, sì, lo so: non sono proprio gli ingredienti che compongono la mia vita, ma il teatro è immaginazione e tra i suoi pregi c'è anche quello di poter vivere altre vite, immergersi in altri universi, esaudire i propri sogni.
...ricordando sempre che non si tratta di un momento di auto-soddisfazione, ma in primis bisogna avere rispetto per la storia, per il proprio personaggio, per i compagni di scena e per il pubblico.


Così per qualche settimana mi sono immerso nella New York degli anni '20, in piena era proibizionista, per una festa selvaggia. Si è ballato più del solito, si è cantato più swing del solito e con armonie degne (se non peggio) di Sondheim. Io mi sono divertito, in una storia decisamente torbida, a fare quello che "riesce a stemperare con una risata anche un'atmosfera così pesante" (cit.), che poi è quello che faccio sempre.
E da non-cast mi sono anche divertito a portare Alan Garner al Wild Party, con controscena in preda all'alcool, con le sinapsi completamente bruciate. Cosa che, mi diverte (e ormai mi capita abbastanza spesso) in scena, quanto mi è lontana -e alla lunga, mi infastidisce anche, negli altri- nella vita reale.
 
Non devo affogare i miei dispiaceri, non voglio stordirmi per dimenticare i miei problemi, non sento la necessità di anestetizzarmi per divertirmi, non ho bisogno di perdere le inibizioni per fare cavolate senza preoccuparmi delle conseguenze.
In sintesi, nella mia vita non voglio mai staccarmi da me stesso, ci sono affezionato.
Se lo faccio, preferisco farlo con le mie regole, sulle assi di un palcoscenico.
Il teatro è il mio alcool, la mia droga.
Versatemene un altro sorso, iniettatemene un'altra dose.

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