martedì 25 giugno 2013

...per sempre felici e contenti.

Mi hanno spesso definito come "un folletto del bosco": sempre ottimista, affetto da sindrome di Peter Pan cronica, dall'animo puro e convinto che le cose andranno sempre per il verso giusto.
Forse perché sono sempre stato un divoratore di storie, libri, film e fumetti dove il lieto fine regna, per i buoni.
E sarà per questo che mi sono trovato completamente a mio agio immerso per mesi nel mondo delle fiabe, per preparare il musical 'Into the Woods'. Ambientazione magica, personaggi presenti nell'immaginario di chiunque, effetti speciali degni di ricreare la fantasia infantile.

Ma dopo un primo atto dove tutto sembra andare verso un lieto fine, arriva un secondo atto che scombina le carte in tavola, la vicenda prosegue in una direzione più cupa di quella che conoscevamo, e scopriamo che un sorriso temporaneo deve affrontare diverse difficoltà per essere mantenuto a lungo termine.
...che è un po' quello che ho imparato crescendo. Questo non significa avere una visione disincantata: continuo a dare più importanza agli aspetti positivi degli eventi e delle persone, sono un ostinato sostenitore del bicchiere mezzo pieno... ma non credo alle parole degli stregoni o agli incantesimi che fanno apparire le cose come in realtà non sono.
Molte persone scambiano per frasi retoriche la mia visione positiva della vita, ma in realtà non sopporto la retorica, per cui mi capita spesso di condire con ironia molte mie riflessioni per dargli un'impronta più personale, per evitare di essere scambiato con altri tizi che utilizzano le stesse parole senza però crederci minimamente.
E da questo punto di vista 'Into the Woods' mi soddisfa ampiamente mostrando l'aspetto più profondo di alcuni stereotipi: non sempre il mostro è veramente cattivo, dietro comportamenti "poco gentili" potrebbe celarsi in realtà una giustizia, se si cerca il fascino del principe azzurro bisogna saperne accettare anche gli aspetti negativi, non sempre le persone che ti danno ragione sono dalla parte del giusto, se si vuole davvero qualcosa bisogna essere disposti a sacrifici...

Avrò tanti ricordi di questo spettacolo. Inevitabilmente tutto il lavoro fatto in questi mesi, per i miei due personaggi, ma anche con tutti gli altri per ogni singola scena, ogni cambio, ogni coreografia, ogni effetto speciale...
Ma il periodo di messa in scena, soprattutto.
Le prove con l'orchestra. Arrivare a teatro e vedere la scenografia montata. Spargere fieno sul palcoscenico.
Andare in teatro pedalando in mezzo a Bologna, accompagnato da musicisti sotto i portici che suonano il tema di Indiana Jones con la tromba. Comprare i panini ogni giorno per l'intervallo. La mia preparazione e il mio entrare "nello spettacolo" da fuori il teatro, mentre gli altri sono ancora a prepararsi. Sopportare il caldo, e i due microfoni necessari durante la mia maratona del primo atto, tra cambi di costume e parrucche. Imparare a truccarmi da solo. Il vento che spostava le frasche al momento giusto, grazie alla collaborazione di Madre Natura. Ritrovarmi per caso sul palco durante il soundcheck dell'orchestra, e allora -via- canto una mia canzone da solo senza nessuno che mi ascolta, ma con 11 strumenti che suonano tutti per me. I complimenti di amici, spettatori comuni e "grossi nomi". Compagni di scuola, persone che conosco e sconosciuti, esperti del settore, che non mi avevano riconosciuto nei panni dell'Uomo Misterioso.
...ah, e la luna piena. Durante lo spettacolo, guardare in alto e vedere la luna più bella che io abbia mai visto.
È bello quando riesci a legare un ricordo importante -di una persona o di una bella esperienza- a qualcosa che ti capita spesso sott'occhio.
Bè, credo proprio che ogni volta che vedrò la luna piena, tornerò a sorridere pensando a 'Into the Woods', a quanto ho amato La Storia, e a quanto mi sono divertito a raccontarla.

1 commento:

  1. non è che non c'ero per la distanza, eh...

    è che aspetto il film!

    baci

    :)

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